Separazione e fallimento di un progetto, l’accordo come assunzione di responsabilità

Qualche mese fa, nell’ambito di un convegno sull’affidamento condiviso, l’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani) di Perugia mi ha chiesto di preparare un intervento sul conflitto.
Leggendo l’articolo 155 del codice civile, nel tentativo disperato di districarmi nel complesso linguaggio tecnico giuridico, la mia attenzione è stata catturata da poche parole, poche ma ripetute decine di volte: “Il minore ha il diritto di …”. Mi sono allora chiesta “chi ha il dovere di …”, di far rispettare tutti i diritti del minore, chi sia responsabile per lui.

Anna Oliverio Ferraris, nel suo libro “Non solo amore” (Giunti Demetra, 2005) cita un bellissimo proverbio medievale: “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Potremmo, dunque, assumere che responsabili del minore sono la società e tutti coloro che si occupano di lui? Sicuramente … ma soprattutto i genitori!

Certo, riuscire a trovare un accordo in una situazione di conflitto non è cosa semplice! Ma gestire in modo efficace un conflitto è possibile, e significa avere responsabilità e rispetto verso il minore, verso se stessi, verso l’altro.
Verso il minore…
“Essere genitori” significa essere responsabili verso qualcuno, verso i figli, avere la capacità di dare risposta alla domanda, al bisogno della prole. Per svolgere al meglio questo compito impegnativo è necessaria la cooperazione tra i genitori. Si continua ad essere genitori per tutta la vita, anche se è possibile non essere più coniugi.
Verso se stessi…

Tempo fa un paziente mi disse: “Ricordi dottoressa, una separazione/divorzio è sempre, e resta sempre e in ogni caso, un fallimento di un progetto di vita”. Forse immaginavamo di trascorrere tutta una vita insieme, forse pensavamo che fosse il compagno per la vita. Così non è stato. Rispettarsi in questa fase vuol dire prendersi cura di sé cercando di dare un senso a quello che sta accadendo, affrontando ed elaborando la perdita di un sogno, la perdita di un progetto di vita, un lutto.
Verso l’altro…

La fase della separazione o del divorzio è caratterizzata frequentemente da una intensa rabbia per le aspettative deluse e la delusione genera conflitto. Tuttavia, nonostante le interazioni siamo diventate ostili e difficili, il coniuge è e resterà per sempre una persona che ha fatto un pezzo di strada importante insieme a noi. La capacità di accordarsi, allora, non potrebbe essere vista come l’ultimo atto di rispetto e responsabilità verso chi ha camminato accanto a noi e continuerà a farlo come genitore?
Se ci si ferma dietro ad accuse reciproche e non si mobilitano risorse per il superamento della crisi, il conflitto si mantiene stabile e non permette né il confronto né la crescita né una vera separazione! Si, proprio così. Accade spesso, paradossalmente, che i coniugi restino legati a vita proprio grazie ai litigi trasformati in guerra senza fine! E invece di tornare a essere liberi restano incastrati in una relazione ostile. Ricordate la guerra dei Roses? Quel film si conclude con la morte.

Date queste riflessioni che ho condiviso con voi, sono convinta che non sia un azzardo, assumere che accordarsi in fase di separazione o divorzio sia un atto di responsabilità verso se stessi, verso il coniuge che si avvia a diventare ex, e soprattutto verso i figli!