La Mediazione Familiare, facciamo un po’ di chiarezza

Si sente tanto parlare di mediazione familiare, ma a ben sentire, noto spesso un po’ di confusione in merito a cosa sia e a cosa serva. Conseguentemente si ricorre ad essa poco e la coppia che si sta separando o che sta divorziando perde un’importante risorsa.
Facciamo un po’ di chiarezza.

Punto primo: la mediazione familiare non è una terapia di coppia!
Non affronta i motivi che hanno portato alla crisi, ma è un percorso di ricerca di soluzioni possibili in risposta ai cambiamenti e adattamenti che i coniugi o ex-coniugi devono affrontare in fase di separazione o divorzio.

I coniugi in lite vedono nel potere giudiziario un angelo giustiziere capace di vendicare il male che l’altro/a ha loro inflitto oppure cercano chi possa sancire pubblicamente la loro personale vittoria definitiva sull’altro. Per i coniugi sconfitti, invece, il potere giudiziario potrà impersonare sia l’immagine di una società ingiusta e corrotta. Essi mal si adatteranno a quanto il giudice ha sentenziato: continueranno a professarsi innocenti e non riconosceranno le disposizioni del giudice come giuste, non le rispetteranno e inizieranno ricorsi, nuove udienze, e così via. Si può dire che in questi casi il processo giudiziario, sentenziando un vincitore e un colpevole, aumenti indirettamente la conflittualità tra le parti in lite. Anche la stessa consulenza psicologica di parte, in quanto valutante, può essere portatrice di un accento accusatorio.

La mediazione, cerca di raggiungere un accordo tra i coniugi e di stimolare e sostenere il senso di responsabilità nei confronti dei figli. Supponendo l’esistenza di molteplici verità, non esalta il vincitore, non accusa né colpevolizza ma cerca di capire. Promuovere una separazione responsabile e non accusatoria, significa sostenere la genitorialità liberando i genitori dalla condizione penalizzante di adulti irresponsabili. Se i genitori riescono a mantenere vivo il dialogo in funzione dell’educazione e free musically likes without human verification della gestione organizzativa della prole e a riorganizzare funzionalmente i reciproci ruoli, la crisi può avviarsi verso una risoluzione positiva e costruttiva.
Nella mediazione familiare, attraverso una negoziazione, i coniugi o ex-coniugi cercheranno, dunque, di raggiungere una separazione consensuale accordandosi su come riorganizzare le relazioni, il ruolo genitoriale e i compiti ad esso connessi. Questo processo enfatizza la responsabilità personale dei partecipanti che prenderanno di persona le decisioni che riguardano loro e i propri figli. Le soluzioni scelte dovranno soddisfare tutti i partecipanti: solo questo garantirà la durata dell’accordo stesso.

L’obiettivo finale è che le parti fronteggino la riorganizzazione delle relazioni resa necessaria dalla separazione o dal divorzio, nel rispetto del quadro legale esistente, trovando da sé le basi di un accordo durevole e accettabile, tenendo conto dei bisogni di ciascun componente della famiglia e particolarmente di quelli dei figli, in uno spirito di corresponsabilità e di uguaglianza dei ruoli genitoriali.
Punto secondo: la mediazione può essere usata in diversi momenti del processo di crisi!
Erroneamente, si pensa alla mediazione familiare solo quando i coniugi hanno intrapreso la via legale. Pochi sanno che si può ricorrere ad un mediatore anche nella fase della presa di decisione, quando cioè i coniugi stanno decidendo cosa fare del loro matrimonio; durante la fase legale propriamente detta; nella fase che segue la sentenza del giudice; durante il processo di elaborazione del lutto (ogni separazione porta con sé una perdita da elaborare); in occasione della revisione dell’affidamento dei figli (Marzotto, 1994).
La mediazione consente di “separarsi con rispetto”: perché non usare una così potente risorsa?