All’origine dei problemi di Coppia

Tutti abbiamo bisogno di legami affettivi eppure spesso i rapporti tra le persone sono complicati, a volte impossibili! Le relazioni sane e solide non sono quelle senza problemi o conflitti, ma quelle che riescono a gestire efficacemente la conflittualità e i problemi che si presentano, inevitabilmente, nella quotidianità.

La parola crisi, così come quella conflitto, può avere un’accezione negativa ma racchiude in sé anche una risorsa potentissima: il cambiamento! Cambiare significa crescere. Un rapporto che cambia non è peggiore di quello di prima…semplicemente è diverso.
La crisi patologica si genera nel momento in cui la coppia, così come la famiglia, si stabilizza rigidamente su un modo di funzionare che non è più utile e adeguato alla fase che sta vivendo in quanto non soddisfa più bisogni individuali o di coppia. Le crisi profonde che minano il rapporto nascono quando non si è disposti a cambiare! Iniziamo così a sentirci “non amati” o “non amati abbastanza” e non siamo disposti a cedere perché nella nostra società si pensa, erroneamente, che chi cede è il meno forte, quello che ha meno potere sull’altro. Niente di più falso!
Iniziano così problemi sessuali, che, lungi dall’essere problemi a parte, spesso rispecchiano la salute della relazione di coppia; recriminazioni; tradimenti; incomprensioni; discordie importanti sull’educazione dei figli; difficoltà a trovare accordi e chi più ne ha ne metta!

Ma quali sono i motivi più profondi da cui possono nascere i problemi di coppia? L’ottica sistemica pone attenzione particolare alla differenziazione dalla famiglia d’origine e al contratto di coppia.

Frasi tipo “La sua famiglia è invadente”, “Non riesce a dire di no ai genitori”, “Sono sempre seconda/o” celano un mancato o incompleto svincolo dalla famiglia d’origine. Se un individuo non è emotivamente differenziato (autonomo) dalla famiglia originaria, faticherà a costruire un rapporto solido e duraturo, nei casi estremi sarà addirittura impossibile costruirne uno. Per un approfondimento, rimando il lettore all’articolo “Il processo di differenziazione dalla famiglia d’origine”.

Frasi come “Non lo riconosco più”, “Non è più quello di una volta”, “Pensavo fosse diverso” ci dicono che delle aspettative sono andate deluse: il primo contratto di coppia non va più bene e deve essere rivisto. Nelle prime fasi della loro costituzione, tutte le coppie stipulano un contratto in parte in parte esplicito, gran parte implicito e inconsapevole.La parte esplicita è costituita da norme e accordi espliciti e consapevoli, quella implicita ha a che fare con bisogni individuali profondi che cercano soddisfazione nel partner e col bisogno di convalidare l’immagine di sé.Infatti, durante l’innamoramento iniziale, ogni membro della coppia investe, inconsapevolmente, il partner del potere di soddisfare tutta una serie di aspettative personali; le differenze individuali (corporee, di temperamento, di sensibilità, di comportamento) diventano desiderabili perché promettono la soddisfazione attesa. In una sorta di percezione delirante, siamo convinti che l’altro sia l’unico capace di soddisfare ciò che cerchiamo! Ma se lui è l’unico, allora esercita su di noi un potere spaventoso: può riempire la nostra vita o svuotarla totalmente se va via.

Come già detto in altri articoli, ogni coppia vive la costante necessità di adeguarsi ai cambiamenti degli individui che la compongono e dell’ambiente in cui vive. Pertanto, arriva sempre un momento nella vita di coppia in cui primo contratto deve essere rivisto e rinegoziato. Le coppie sane, saranno più flessibili e riusciranno a cambiare le regole, a rivedere l’immagine di sé e i bisogni profondi “veri” che hanno determinato la scelta del partner. In altre parole, stipuleranno un secondo contratto in cui sarà tenuto presente un diverso grado di individuazione e differenziazione dalla famiglia d’origine e in cui possa essere elaborata la disillusione (si terrà conto del partner reale). Altre coppie, invece, non riescono ad attivare questo cambiamento e, nel tentativo di proteggere le illusioni che hanno determinato la scelta del compagno e proteggersi dalla delusione connessa, mettono in scena rivendicazioni (“non sei come pensavo”, “non hai mantenuto la promessa”) che incastrano la coppia. Tentano reciprocamente e a tutti i costi di indurre l’altro ad incarnare il partner ideale a scapito di quello reale e danno vita ad un circuito in cui la delusione diventa l’elemento costante del vissuto di coppia.

Vorrei concludere con le parole di S. Minuchin, grande terapeuta della famiglia:
“Quando due persone che si amano decidono di condividere i giorni, le notti e il futuro, gli toccherà attraversare una lunga fase di adattamento reciproco prima che si definisca compiutamente la transizione dal corteggiamento a un matrimonio che sia veramente funzionale. Il matrimonio non è un luogo in cui si entra (e tutto resta fisso, ndr.), come lo stato dell’Arizona; è qualcosa che si crea. E, alle volte, qualcosa che si ricrea” .