Il conflitto nella Separazione e nel Divorzio

Uno dei miti principali che ancora aleggiano nella nostra cultura è che il conflitto sia sempre e comunque negativo. In realtà, il conflitto non è né positivo né negativo, semplicemente esiste. La sua connotazione positiva o negativa dipende dal modo in cui esso viene affrontato.
Un’altra convinzione diffusa è che il conflitto sia sinonimo di competitività e di lotta, che ci sia sempre un “Vincente” e un “Perdente”. Ma in caso di una separazione è davvero così?

A seguito di una separazione coniugale o di un divorzio, è possibile affrontare il conflitto in due modi: o basandosi su un sistema accusatorio, che sancisca un vincente e un perdente, oppure su un approccio alternativo che parta dal riconoscimento della presenza di relazioni familiari da riorganizzare attraverso la composizione di un accordo tra le parti in lite.
In questo momento delicato, la famiglia va incontro ad una duplice riorganizzazione: emotiva e relazionale, pratica e concreta. Il conflitto è parte imprescindibile di questa riorganizzazione e di per sé non è patologico, ma è il segnale di una difficoltà della famiglia a rispondere adeguatamente ai cambiamenti imposti dalla fase di vita che sta attraversando. Famiglie e relazioni sane sono quelle capaci di trovare il modo più appropriato di rapportarsi in base alla fase di vita che stanno attraversando, sono quelle che riescono ad affrontare i problemi e a trovare soluzioni, non quelle priva di conflitti!
Il grande terapeuta della famiglia Carl Whitaker sosteneva che il conflitto è l’enzima del cambiamento.

Cambiare significa crescere, imparare. E’ una risorsa. Che i coniugi o ex-coniugi riescano a trovare in prima persona le soluzioni migliori per entrambi e raggiungano un accordo reciprocamente accettato non solo è possibile, ma auspicabile, perché in una separazione, o divorzio ch esia, entrambi vivono un fallimento. Si può verosimilmente affermare che nessuno vince e tutti perdono qualcosa, sia i coniugi che i figli. La “teoria dei giochi” (Von Neumann eMorgenstern, 1944) definisce questotipo di gioco come “perdente-perdente”. Ora, ci sono giochi in cui si delinea chiaramente un vincitore e un perdente. Se due bambini si contendono un’unica caramella, uno l’avrà e vincerà, l’altro non l’avrà e perderà. Tuttavia, quando la lotta si fa esasperata, nel perdente cominciano a farsi strada idee di rivalsa, nel vincitore la percezione di responsabilità si affievolisce e, in un gioco senza fine, nessuno più vince o perde, tutti perdono! Pensate ad un match di pugilato: sia che vinca, sia che perda, ogni pugile esce dal ring con le ossa rotte: anche il vincitore perde qualcosa!
Similmente, durante le separazioni coniugali senza esclusione di colpi, tutti perdono, anche chi viene legalmente riconosciuto come vincitore. Seppur avrà ottenuto guadagni economici e pratici con aumento di orgoglio, egli subirà perdite rilevanti sul versante affettivo, emotivo e relazionale, maturerà sfiducia nelle relazioni, vivrà stress, dovrà fare i conti con le ripercussioni sui figli, … e non mi sembra poco!
Il “vinci-perdi” si basa sulla convinzione che vincere significa avere più potere dell’altro o potere sull’altro. Eppure, converrete con me, il più delle volte si vince di più se si vince tutti!

Pensate ad un’orchestra: più suonano bene tutti i musicisti, più la melodia è armoniosa, più la performance avrà successo. La buona riuscita si fonda sulla cooperazione di tutte le parti coinvolte, non sulla competizione. E’ un metodo senza perdenti e con tanti vincitori!
Concludendo, in una situazione di lite coniugale, è auspicabile che i coniugi riescano a mettere da parte le lotte estenuanti per far posto ad un senso maturo e civico di responsabilità e che anche le professionalità coinvolte (avvocati, giudici, periti, ecc.) sappiano fare gioco di squadra in modo da creare un gioco vincente per il minore e i coniugi stessi.
Gestire efficacemente il conflitto, affrontando e risolvendo i problemi causati dalla separazione o dal divorzio, permette di separarsi con rispetto, di cambiare, di imparare, di crescere insieme.